Gli inibitori della glicoproteina 2b3a rappresentano una promettente classe di farmaci antipiastrinici. Il loro uso nelle sindromi coronariche acute e nei pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo è stato oggetto di una serie di grandi studi controllati, comprendenti decine di migliaia di pazienti. Questi studi hanno esaminato la loro efficacia, la differenza tra i vari agenti, la loro influenza sugli eventi trombotici, se è giustificato usarli in pazienti con sindromi coronariche acute, e la relazione tra questi farmaci e l’intervento precoce o aggressivo. Gli inibitori del recettore GP 2b3a sembrano avere un effetto maggiore nei pazienti che hanno avuto un intervento coronarico primario che in quelli con sindromi coronariche acute. Nei pazienti con sindromi coronariche acute, il trattamento dovrebbe probabilmente essere limitato a quelli considerati ad alto rischio: angina ricorrente, variazioni dinamiche del segmento ST o valori elevati di troponina. L’uso degli inibitori del recettore GP2b3a durante l’angioplastica e nei pazienti con sindromi coronariche acute diminuisce la mortalità e l’incidenza dell’infarto miocardico, ma aumenta il rischio di sanguinamento.