A closer look at Hans Christian Andersen’s Real Princess
by XineAnn
Chiamo la misteriosa che ancora
cammina sulle sabbie bagnate al bordo del ruscello
e mi somiglia di più, essendo in effetti il mio doppio,
e dimostrare di tutte le cose immaginabili
il più diverso, essendo il mio anti-sé,
e in piedi da questi personaggi rivelare
tutto ciò che cerco….
~W.B. Yeats, EGo Dominus Tuus
La Principessa e il Pisello (The Real Princess) è la più breve delle fiabe di Hans Christian Andersen. È facile liquidarla come una fiaba che riflette le proiezioni ottocentesche di “sensibilità” sulle donne delle classi superiori. Ma qui c’è più di quanto non appaia ad un occhio superficiale: La Principessa e il Pisello è la storia del desiderio dell’anima per se stessa. Pone la più semplice delle domande: A chi appartengo e come lo conoscerò?
Un modo di guardare alle fiabe è quello di vedere ogni personaggio come un aspetto di noi stessi:
Il Principe, il nostro io alla ricerca e alla realizzazione è solo. È sempre solo, sempre in disparte. La sua ricerca è duplice:
- Trovare la principessa che curerà la sua solitudine.
- Riconoscerla.
Il principe vuole una principessa che sia “come lui”, che possa capire e condividere la sua esperienza. Deve essere autentica, un vero sé. Lui sa questo di se stesso e non può scendere a compromessi. Questa non è la storia di Cenerentola. Non c’è niente di soprannaturale e poco di trascendente. Il principe non eleverà una popolana al suo livello. Sta cercando una principessa, che sia alla sua altezza, ma non uguale, per curare la sua solitudine.
L’io ricercatore guarda all’esterno. Viaggia per il mondo, incontrando molte principesse. Proietta i suoi bisogni su molte e ogni principessa mostra il suo sé più alto. Nel suo intimo, il principe sa che una vera principessa è più dell’aspetto e del pedigree. Sente una piccola voce che gli dice che c’è qualcosa che non va in ogni candidata. Contro ogni ragione, ascolta quella voce e continua a cercare. Non cerca la perfezione. Cerca ciò che è essenziale, ma senza nome.
Finalmente, si gira verso l’interno, tornando a casa. Il complesso equilibrio delle tensioni interiori rimane irrisolto e immutato fino a quando la natura stessa interviene con una grande tempesta e bussa alla porta. A volte il cambiamento arriva quando si è perso la speranza e ci si è rassegnati al proprio destino. Ma quando il bussare arriva, non lo si ignora, si manda qualcuno a vedere chi è.
È il vecchio re che manda qualcuno al cancello. Il re è rimosso dall’attività della vita. Non risponde a chi bussa al cancello. Non ci va lui stesso. È una figura potente e trascendente, quasi divina. Manda un messaggero alla porta.
Chi è al cancello? Quella che abbiamo tanto desiderato, ma ha un volto diverso da quello che ci aspettavamo. È inzuppata d’acqua, simbolo millenario dell’inconscio e della spiritualità. Non ha l’aspetto di una principessa, ma è esattamente quello che lui stava cercando. Si annuncia. È una principessa.
Ma non può rimanere una principessa nel vuoto. Deve essere riconosciuta e premiata. Se non viene riconosciuta, si ritorna alla superficie delle cose, e la principessa è solo una vagabonda bisognosa alla porta, un topo d’acqua portato dalla tempesta. Sarà creduta, senza gli orpelli esterni? La riconoscerà?
Ma lei giura di essere una principessa. Dobbiamo crederle? Deve superare una prova, ed è il nostro io-madre che si prende cura di noi e cura i nostri migliori interessi che stabilisce il compito. Come Psiche che adempie ai compiti di Afrodite, la principessa deve provare se stessa: È isolata dall’esperienza da 20 più 20 strati, eppure sente. La sua sensibilità è più di un cenno alle concezioni ottocentesche del sesso debole. La vera principessa sente l’esperienza intensamente; anche il più piccolo pisello la lascia livida. Piange.
E così supera il test, perché solo una vera principessa può sentire così direttamente nonostante tutti gli strati di razionalità, e gli strati sociali.
E il pisello? Quella pepita di ciò che è essenziale, ma così spesso non percepita, o peggio ignorata, viene spedita al museo, o sul fondo del portagioie con lettere d’amore, matrici di biglietti, e altre reliquie di ricordi di cui facciamo tesoro.
Hans Christian Andersen chiude il racconto con “E questa è una storia vera”. Sì, è vero, anzi è più vero del vero. È reale.
~XineAnn
Vedi anche La principessa e il pisello, raccontata da XineAnn
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