Peticcio della pronuncia

Un lettore scrive:

Pensavo che la bruschetta si pronunciasse con un “ch” duro, eppure i server continuano a pronunciarla “sh”. Forse dovrei semplicemente accettarlo come la propensione locale a dire “fazool” invece di fagiole.

Sembra abbastanza assodato che la parola si pronunci “broo-SKET-ah”, perché in italiano, ad eccezione forse di alcuni dialetti regionali/locali, la “ch” si pronuncia come “k”. Chiunque viva nella Capital Region non dovrebbe avere difficoltà con questo anche se la sua ignoranza dell’italiano è assoluta – basta guardare la parola Schenectady.

La mia avversione alla pronuncia “ch” dura ha una componente completamente irrazionale: La conduttrice di Food Network Giada De Laurentiis lo pronuncia così, e mi esaspera da morire. Non fatemi nemmeno parlare di quanto vorrei lanciare la pancia di maiale arrotolata e stagionata alla TV quando dice “pan-CHEE-tah”; non solo dà alla seconda sillaba una vocale lunga, ma alza sempre la voce a un tono stridulo quando la pronuncia. La detesto.

La cosa più fastidiosa qui è la gente che parla inglese senza accenti per la maggior parte del tempo, ma poi diventa stravagante e con accenti stranieri su alcune parole di cibo, insistendo nel tentativo di pronunciarle come credono che siano pronunciate nella loro lingua madre.

Può essere fatto senza pretese, di solito da persone che parlano correntemente l’altra lingua. La maggior parte delle volte mi viene da ridere di fronte a un cameriere che, anche se l’unica Roma in cui è stato è nel centro di New York, cerca di pronunciare ogni parola del cibo italiano come se fosse Roberto Benigni.

La manifestazione più esilarante di questo, anche se l’italiano non c’entra, è venuta da un nativo di Albany il cui fratello ha passato un po’ di tempo in Medio Oriente. Dopo avergli accennato che avevo spalmato un bagel con una certa purea di ceci e tahini, mi ha detto: “Si pronuncia ‘hghghHOOO-mus'”, con quel rumore di gola glottale che cancella il muco all’inizio. Ho detto, “Non quando inizi la frase con, ‘Si pronuncia …’ in un inglese neutrale della East Coast.”

La pasta fazool – una volta l’ho vista scritta “vasul” – è all’estremo opposto: un completo disprezzo per come le parole straniere si scrivono e dovrebbero essere pronunciate. Il piatto in italiano è pasta e fagioli (dillo “pah-sta eh fazh-e-ohl-eh,” anche se la “i” iniziale in fagioli è solitamente elisa nella “o” adiacente). Si traduce, letteralmente, come “pasta e fagioli”.

Una considerazione online su questo, che dice che “fazool” è una pronuncia specifica del nord-est sancita da generazioni di italo-americani, dice che il piatto “suona più come ‘pasta fazhol’ o ‘pasta fazhola’; da qui le varie grafie”. Col tempo, e a seconda di come lo dicono nel vostro ristorante italiano preferito, la parola può suonare come “fasolia”, “fazole”, “fazola” e “fazool”.”

Aggiornamento: Grazie al lettore che ha segnalato questo, dal blog Diner’s Journal del New York Times:

“(A)to I Coppi, un ristorante italiano più tradizionale nell’East Village, Maristella Innocenti, lo chef, … ha detto che serve spesso (bruschetta) ma non vuole metterla sul menu. … Ha scherzato dicendo che non vuole incoraggiare i clienti a dire la parola ‘bruschetta’, perché odia sentirli pronunciare male la parola ammorbidendo o eliminando la ‘c’ nel mezzo.”

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