“un mammifero bipede plantigrado senza piume del genere Homo” , Old English man, mann “essere umano, persona (maschio o femmina); uomo coraggioso, eroe;” anche “servo, vassallo, maschio adulto considerato come sotto il controllo di un’altra persona”, dal protogermanico *mann- (fonte anche di Old Saxon, Swedish, Dutch, Old High German man, Old Frisian mon, German Mann, Old Norse maðr, Danish mand, Gothic manna “uomo”), dalla radice PIE *man- (1) “uomo.” Per il plurale, vedi men.

A volte collegato alla radice *men- (1) “pensare”, che renderebbe il senso terreno di man “uno che ha intelligenza”, ma non tutti i linguisti lo accettano. Liberman, per esempio, scrive: “Molto probabilmente man ‘essere umano’ è un nome divino secolarizzato” da Mannus, “ritenuto il progenitore della razza umana.”

Il senso specifico di “maschio adulto della razza umana” (distinto da una donna o da un ragazzo) è dal tardo inglese antico (c. 1000); l’inglese antico usava wer e wif per distinguere i sessi, ma wer cominciò a scomparire nel tardo 13c. e fu sostituito da man. Il senso universale della parola rimane in mankind e manslaughter. Allo stesso modo, il latino aveva homo “essere umano” e vir “essere umano maschio adulto”, ma si fusero nel latino volgare, con homo esteso a entrambi i sensi. Un’evoluzione simile ha avuto luogo nelle lingue slave, e in alcune di esse la parola si è ristretta a significare “marito”. Il PIE aveva altre due radici di “uomo”: *uiHro “uomo libero” (fonte del sanscrito vira-, lituano vyras, latino vir, irlandese antico fer, gotico wair; vedi *wi-ro-) e *hner “uomo”, un titolo più d’onore di *uiHro (fonte del sanscrito nar-, armeno ayr, gallese ner, greco anēr; vedi *ner- (2)).

Man era anche in inglese antico come pronome indefinito, “uno, popolo, loro”. Era usato genericamente per “la razza umana, il genere umano” dal 1200 circa. Come parola di indirizzo familiare, in origine spesso implicante impazienza, intorno al 1400; da qui probabilmente il suo uso come interiezione di sorpresa o enfasi, dal Medio Inglese ma particolarmente popolare dall’inizio del XX sec.

Come “amante di una donna”, dalla metà del XIV sec. Come “maschio adulto che possiede qualità virili in grado eminente”, dal 14c. Uomo dell’uomo, uno le cui qualità sono apprezzate da altri uomini, dal 1873. L’uso colloquiale di Uomo per “il capo” è del 1918. Essere uomo o topo “essere coraggioso o essere timido” è del 1540. Significato “pezzo con cui si gioca un gioco (specialmente gli scacchi)” è del 1400 circa.

Man-about-town “uomo della classe del tempo libero che frequenta club, teatri e altre località sociali” è del 1734. Uomo di mondo è dalla metà del XIV sec. come “uomo secolare, laico”; all’inizio del XV sec. come “uomo esperto nei modi del mondo, uno capace di prendere le cose al volo”. Fare qualcosa come un uomo “all’unanimità” è dal tardo 14c.

Così io sono come colui che seythe, ‘Come hyddr John, my man’.

MANTRAP, merce da donna.

Alla corte del re, fratello mio, Ech uomo per sé.

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