Photo: Sandrachile
Tradotto grossomodo come “carineria”, kawaii è una delle parole giapponesi più usate. In un senso più ampio, descrive la cultura della celebrazione di tutte le cose adorabili e l’abbraccio dei personaggi di fantasia come incarnazione della positività. Nato come tendenza culturale distintamente giapponese, il concetto si è presto evoluto nel fenomeno mondiale che è oggi, diffondendosi in molti aspetti della vita moderna, tra cui l’arte, la moda, la tecnologia e persino il cibo.
Storia
Si ritiene che la cultura kawaii del Giappone sia iniziata negli anni ’70 quando gli adolescenti svilupparono la loro scrittura infantile. Con una varietà di nomi, tra cui marui ji (scrittura rotonda), koneko ji (scrittura gattino) e burikko ji (scrittura finto-bambino), la scrittura stilizzata presentava linee sinuose, simili a noodle, accanto a cuori, stelle e facce da cartone animato. Alcuni credono che questa tendenza fosse una risposta alla rigida cultura del Giappone del secondo dopoguerra, e che questo nuovo stile carino permettesse ai giovani dell’epoca di esprimere la loro individualità. Mentre la maggior parte delle scuole ha vietato il marui ji, lo stile giocoso ha guadagnato popolarità tra i pubblicitari negli anni ’80, e ha portato all’invenzione di uno dei più famosi personaggi kawaii di oggi.
Famosi personaggi kawaii
Nel 1974, il marchio di cartoleria giapponese Sanrio ha lanciato il suo personaggio iconico, Hello Kitty. Disegnata da Yuko Yamaguchi, la gattina bianca super carina – senza bocca e con un fiocco rosa – fu stampata per la prima volta su un portamonete in vinile. Quasi cinquant’anni dopo, Hello Kitty è riconosciuta in tutto il mondo, è stata messa su innumerevoli prodotti e ha persino il suo treno proiettile a tema. Nel 2008, il Giappone ha nominato Hello Kitty ambasciatrice ufficiale del turismo, invitando il resto del mondo a celebrare l’orgogliosa identità kawaii del paese.
Dopo Hello Kitty, Sanrio e molti altri produttori hanno sviluppato personaggi carini che, sebbene siano fittizi, sono diventati anch’essi icone pop. Pensate a Pikachu dei Pokémon, al cane Afro Ken e persino agli emoji: hanno tutti una cosa in comune: la simpatia! I personaggi Kawaii sono di solito progettati per avere corpi sproporzionati, teste grandi, occhi larghi, un naso piccolo e poca o nessuna espressione facciale. La mancanza di emozioni è in realtà ciò che li rende così amabili, in quanto permette agli spettatori di proiettarsi nel personaggio, sia esso un bambino piccolo o un animale adorabile.
Cute art
Oltre al consumismo e ai personaggi dei cartoni animati, la “cuteness” sta prosperando anche nel mondo dell’arte. Lo stile si è persino evoluto in vari generi di carineria, come il Guro-kawaii (carino grottesco), l’ero-kawaii (carino erotico), il kimo-kawaii (carino raccapricciante) e il busu-kawaii (carino brutto).
Un artista contemporaneo che ha adottato questo stile è Takashi Murakami, che ha sviluppato la sua propria serie di personaggi taglienti e spesso inquietanti. Murakami è uno dei più celebri artisti giapponesi ed è il fondatore del movimento artistico Superflat. Il Superflat si basa sulla mania della cuteness in Giappone, in particolare anime e manga, e confonde la linea tra belle arti e cultura commerciale. Alcuni dei personaggi più riconoscibili dell’artista includono i suoi fiori sorridenti e l’iconico Mr.
Un altro artista considerato ispirato al kawaii è Yoshitomo Nara. L’artista di Tokyo è stato riconosciuto per la prima volta durante il movimento della Pop Art giapponese negli anni ’90 e da allora ha tenuto quasi 40 mostre personali in tutto il mondo. Nara è meglio conosciuto per i suoi dipinti ambivalenti di bambini e animali che appaiono innocenti e sinistri allo stesso tempo.