Il “Valzer di mio padre” di Theodore Roethke: Riassunto e analisi

Nel “Valzer di mio padre” di Theodore Roethke il lettore trova un’esperienza orribile, il pestaggio di un bambino da parte di suo padre, che viene raccontato alla maniera di una danza romantica e bella – il valzer. La sensazione che si ha leggendo questa poesia è che il narratore, almeno nel momento in cui la poesia viene scritta, non vede questa esperienza come qualcosa di brutto. Inoltre, per mezzo di immagini e ritmo, mostra il conflitto tra i lettori, o il modo in cui qualsiasi altro uomo “normale” guarderebbe questa esperienza, e come lui la vede, o vuole che sia vista (anche se non mostra suo padre come completamente innocente). Può anche essere visto come la sindrome di Petty Herst – che significa avere una “realtà” così intensa e forte che uno si sente incapace di qualsiasi altra “realtà”, temendo che possa e possa essere peggiore. Lo schema di rima è, nella prima strofa – abab, nella seconda – cdcd, nella terza – efef, e nella quarta – ghgh. Il metro è terzinato giambico (sottolineato non sottolineato – tre volte per riga).

L’immagine centrale della poesia è la metafora in cui le percosse sono descritte come un valzer. Il poeta è condotto in giro per la casa, ballando – non battendo in giro. Questo è anche evidenziato dal metro – terzinato giambico – il ritmo del valzer, così l’immagine principale è mostrata anche attraverso il metro, dando al lettore più la sensazione della danza in contrasto con le “immagini secondarie” che sono più associate con l’esperienza ruvida di un pestaggio.

Con tali parametri il poeta installa una sorta di rilassamento nel lettore (forse anche in se stesso), al fine di rendere il soggetto – il pestaggio – più leggibile, e attenuando l’effetto dell’ubriachezza e delle percosse, rendendo il padre più umano.

Con questa metafora della danza, l’intera routine del pestaggio viene messa in scena. Il padre ubriaco, il suo alito “potrebbe far girare la testa a un ragazzino”, eppure il ragazzo resiste “come la morte”. La parola morte è importante, di solito, la parola morte, nelle poesie d’amore, mostra veridicità e amore indiscutibile, come nel matrimonio si promette di amare fino alla morte, di non lasciare mai anche se ciò che rimane è solo un ricordo – come accade in questa poesia.

Il ragazzo amerà suo padre fino alla fine; anche se una grande amarezza rimane nel ricordo – l’ubriachezza, il fallimento (“ogni passo che hai mancato”), e le percosse derivanti da questi fallimenti e dall’ubriachezza. Per ogni fallimento “Il mio orecchio destro raschiava una fibbia” – Il ragazzo è accusato dei fallimenti di suo padre.

Un altro modo in cui l’amore al padre è mostrato è il modo in cui il padre è descritto, con cui il poeta mostra il suo amore al padre, e il suo desiderio per lui è chiamandolo “Papa” – non padre. Questa parola è usata, spesso, per i padri che hanno un rapporto speciale.

Il titolo in sé è fuorviante, leggendo “Il valzer di mio padre” ci si aspetta di trovare una poesia su un padre, buono e amorevole, che balla questa dolce danza, non, agli occhi del poeta, un padre picchiatore, un mostro. Insieme a tutto questo c’è la descrizione del padre come un povero uomo, uno da sposare.

E’, come abbiamo già visto, un fallito, è ubriaco, probabilmente molto, perché il suo alito puzza di “whisky”, è sporco – le sue mani “incrostate di sporco” e sono “malconce su una nocca”, tutto sommato, un povero uomo che tutti compatiranno, qualcuno che ha bisogno di amore.

Nonostante queste immagini di suo padre come una persona che amava, e ama ancora, il poeta usa le “immagini secondarie” – le immagini al di fuori dell’immagine principale – per mostrare che la brutalità è esistita. Non attenua l’impatto di queste percosse o la loro brutalità. Le percosse erano così forti che le “pentole scivolavano dal ripiano della cucina”, le percosse erano dure per il poeta – “Tale valzer non era facile” – e fecero anche un cambiamento nel punto di vista del ragazzo.

Il poeta racconta che il padre batte “il tempo sulla mia testa”, cioè le percosse hanno fatto passare la sua infanzia, il tempo correva più veloce per lui, picchiandolo come faceva il padre, come se lo facesse maturare più velocemente degli altri, ma non accusa il padre di questo. Un dito accusatore si alza, ed è verso la madre, che “Could not unfrown” il suo “countenance”, come se la madre del poeta non reagisse per mantenere questo o quel cipiglio che la lascerebbe “indegna”, come se impedire al padre di picchiarlo non fosse uno dei suoi doveri – allontanando la colpa dal padre.

Un’altra spiegazione, per quanto improbabile possa sembrare, è quella della sindrome di Petty Herst. Il significato di questa sindrome è che uno può entrare in uno stato di vita, una “realtà”, che per quanto brutale o dura possa essere, una volta che è nella sua mente come una realtà assoluta, questa realtà sembrerà la realtà più adatta, la fuga non è necessaria, e anche quando la persona lascia questa realtà sarà ancora, in retrospettiva, la migliore situazione in cui sia mai stata.

È possibile che il narratore di questa poesia sia ‘afflitto’ da questa sindrome. Difende suo padre perché gli sembra che questa sia la realtà in cui dovrebbe trovarsi. Descrive le percosse come un valzer perché le vede come tali.

Anche se la poesia è narrata retrospettivamente, dal punto di vista di un uomo adulto, qualcosa rimane, il poeta non odia suo padre per le percosse, al contrario, ci mostra che l’amore per suo padre non è, e non è mai stato perso. E per due volte nel corso della poesia – parla di “But I hung on” nella prima strofa, e “Still cling to your shirt.” nella quarta strofa, che dà la sensazione che ha amato e rimasto con suo padre durante la sua infanzia, e che lo fa anche ora quando la sua infanzia non è più con lui.

Cita questo articolo come: William Anderson (Schoolworkhelper Editorial Team), “Il valzer di mio padre” di Theodore Roethke: Riassunto & Analisi,” in SchoolWorkHelper, 2019, https://schoolworkhelper.net/theodore-roethkes-my-papas-waltz-summary-analysis/.

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