I Chicago Seven (originariamente otto) erano radicali politici accusati di aver cospirato per incitare i disordini avvenuti alla Convention Nazionale Democratica di Chicago del 1968. Durante i cinque mesi di processo, l’accusa sottolineò la retorica provocatoria e le intenzioni sovversive degli imputati, mentre la difesa attribuì la violenza alla reazione eccessiva delle autorità. Il caso attirò l’attenzione nazionale per gli artisti e gli attivisti che testimoniarono, così come le azioni dell’imputato Bobby Seale, che gli valsero quattro anni di prigione per oltraggio alla corte. Nel febbraio 1970, cinque dei sette furono giudicati colpevoli, ma una corte d’appello ribaltò le condanne nel 1972.

In origine gli imputati erano otto: David Dellinger, pacifista e presidente della Mobilitazione nazionale contro la guerra; Tom Hayden e Rennie Davis, leader degli Students for a Democratic Society, Abbie Hoffman e Jerry Rubin, leader delYouth International Party John Froines e Lee Weiner, organizzatori locali di Chicago; e Bobby Seale, cofondatore del Black Panther Party.

Ad eccezione delle Pantere, che non furono coinvolte fin dall’inizio, tutti i gruppi rappresentati avevano pianificato manifestazioni di massa durante la settimana della convention. Ma con il ritiro del loro obiettivo principale, il presidente Lyndon B. Johnson, come candidato alla rielezione e le dichiarazioni pubbliche sempre più minacciose del sindaco di Chicago Richard Daley sul mantenimento dell’ordine, l’appello a “venire a Chicago” divenne più sommesso. Alla fine, circa diecimila manifestanti si riunirono – abbastanza per scatenare una settimana di violenti scontri con la polizia, compreso uno definito in seguito da una commissione federale “sommossa della polizia”. Mentre i Weathermen (un gruppo scissionista) proclamavano “Days of Rage” nelle strade esterne, l’accusa sottolineava la retorica provocatoria e le intenzioni sovversive degli imputati. William Kunstler-avvocato di tutti gli imputati tranne Seale-attribuì la violenza alla reazione eccessiva delle autorità piuttosto che alla cospirazione e portò in tribunale cantanti, artisti e attivisti per spiegare ciò che i manifestanti trovavano preoccupante nella società americana. Il procuratore Thomas Foran e il giudice Julius Hoffman si scontrarono continuamente con gli imputati. In particolare, il modo in cui Seale condusse la propria difesa lo portò a passare tre giorni in tribunale legato e imbavagliato; il suo caso fu poi dichiarato nullo ed egli fu condannato a quattro anni per oltraggio alla corte. I Chicago Eight divennero così i Chicago Seven. Nel febbraio 1970, cinque dei sette furono giudicati colpevoli, ma una corte d’appello ribaltò le condanne nell’autunno del 1972, citando gli errori procedurali del giudice Hoffman e la sua manifesta ostilità nei confronti degli imputati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *