Sandro Botticelli | Primavera; Allegoria della Primavera | c. 1478 | Galleria degli Uffizi | Immagine e dati originali forniti da SCALA, Firenze/ART RESOURCE, N.Y.; artres.com; scalarchives.com | (c) 2006, SCALA, Firenze/ART RESOURCE, N.Y.
La primavera è qui! Il ritorno del sole ci ha ispirato a guardare la Primavera di Botticelli, un capolavoro del primo Rinascimento e probabilmente la più popolare rappresentazione artistica della stagione, anche se – come vedremo – la sua interpretazione rimane inconcludente.
Botticelli dipinse la Primavera tra il 1477 e il 1482, probabilmente per il matrimonio di Lorenzo di Pierfrancesco, cugino del potente statista italiano (e importante patrono delle arti) Lorenzo Medici. La data è solo uno dei molti fatti che circondano il dipinto e che rimangono poco chiari. Per cominciare, il suo titolo originale è sconosciuto; fu chiamato per la prima volta La Primavera dall’artista e storico dell’arte Giorgio Vasari, che lo vide solo circa 70 anni dopo che fu dipinto. Mentre è generalmente concordato che ad un certo livello la Primavera rappresenta temi di amore e matrimonio, sensualità e fertilità, il significato preciso dell’opera continua ad essere discusso (una ricerca su JSTOR ci ha portato a quasi 700 risultati, con quasi altrettante opinioni diverse). Ecco cosa pensiamo di sapere:
Primavera raffigura un gruppo di figure in un aranceto (il che potrebbe riflettere il fatto che la famiglia Medici aveva adottato l’albero di arance come simbolo di famiglia). All’estrema sinistra del dipinto c’è Mercurio che dissipa le nuvole dell’inverno con il suo bastone per la primavera in arrivo.
A fianco di Mercurio stanno le Tre Grazie, che rappresentano le virtù femminili di Castità, Bellezza e Amore; le perle sulle loro teste simboleggiano la purezza. Accanto a loro, al centro della composizione, c’è la dea romana Venere, che protegge e cura l’istituzione del matrimonio. Sopra di lei c’è suo figlio, Cupido, bendato mentre scaglia le sue frecce d’amore verso le Tre Grazie.
Sull’estrema destra del dipinto vediamo Zefiro, il vento dell’ovest, che insegue una ninfa di nome Clori. Dopo essere riuscito a raggiungerla, Clori si trasforma in Flora, dea della primavera. La trasformazione è indicata dai fiori che escono dalla bocca di Chloris. Flora sparge i fiori che ha raccolto sul suo vestito, simboleggiando la primavera e la fertilità.
Sandro Botticelli | Dettaglio di: Primavera; Allegoria della Primavera | c. 1478 | Galleria degli Uffizi | Immagine e dati originali forniti da SCALA, Firenze/ART RESOURCE, N.Y.; artres.com; scalarchives.com | (c) 2006, SCALA, Firenze/ART RESOURCE, N.Y.
La chiave per interpretare la composizione nel suo insieme potrebbe risiedere nelle fonti del dipinto, ma non abbiamo un consenso su quali fossero. Parti sembrano provenire da Ovidio, che scrisse di Clori e della sua trasformazione, e da Lucrezio, che nel suo poema “De rerum natura” toccò alcune delle immagini viste nel dipinto, o potrebbe essere stato ispirato da “Rusticus”, un poema che celebra la vita di campagna di Poliziano, un amico intimo della famiglia Medici. Fortunatamente, il nostro apprezzamento per la bellezza del dipinto trascende le nostre difficoltà di comprensione. La recente dichiarazione del curatore del Metropolitan Museum of Art Ian Alteveer sulla Bandiera Bianca di Jasper John potrebbe facilmente adattarsi alla Primavera di Botticelli: “Man mano che mi sono avvicinato a quest’opera, ho capito che un’opera può essere imperscrutabile e la si può ancora amare.”
Queste immagini ci giungono per gentile concessione dell’Archivio Scala. Vi incoraggiamo a guardare il dipinto nella Biblioteca Digitale Artstor per ingrandire i primi piani illuminanti. (E non dimenticate di cliccare sulle icone dei duplicati, dei dettagli e delle immagini correlate per esplorare ulteriormente.)
– Giovanni Garcia-Fenech
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